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Tumore per uso eccessivo del cellulare, lavoratore risarcito (Trib. Ivrea, sez. Lav., sent. 30/03/20

Il Tribunale di Ivrea, nella persona del Dott. Luca Fadda ha emesso una sentenza epocale in materia di tumori: l’uso del cellulare provoca il cancro al cervello, e il dipendente che ne fa un uso eccessivo ha diritto alla pensione di invalidità; da qui la condanna dell'Inail al risarcimento del danno.

Secondo il Tribunale l’uso di tale strumento ha comportato un danno biologico permanente del 23%; la perizia, effettuata dal Prof. Angelo Levis, afferma che “sulla base dei criteri elencati nel preambolo delle monografie della Iarc, le emissioni a Rf/Mo dei telefoni mobili (cellulari e cordless) dovrebbero essere classificate nel gruppo 1 dei sicuri cancerogeni per l’uomo”.

In questo caso si tratta di un tumore benigno, ma è ovvio che tali principi (specialmente se confermati dalla Cassazione) potranno a maggior ragione essere applicati al tumore maligno.

Il soggetto risarcito (dipendente Telecom) era assistito dagli avvocati Ambrosio e Bertone, dello studio legale torinese Ambrosio e Commodo. I legali hanno dichiarato all’ANSA: "Per la prima volta una sentenza riconosce un nesso tra l'uso scorretto del cellulare e lo sviluppo di un tumore al cervello. Speriamo che la sentenza spinga ad una campagna di sensibilizzazione, che in Italia non c'è ancora. Come studio abbiamo aperto il sito www.neurinomi.info, dove gli utenti possono trovare anche consigli sull'utilizzo corretto del telefonino".

Se è la prima volta che viene riconosciuto il nesso causale tra tumore benigno al cervello e il cellulare, non è però la prima volta che l’uso di questo strumento viene individuato come potenziale agente cancerogeno.

Già il Tribunale di Brescia nel 2009 e poi la Cassazione nel 2012 (Cass. 17438 del 12/10/2012) avevano affermato l’esistenza del nesso causale tra tumore e cellulari (in questo caso però si trattava di un tumore maligno al trigemino). La perizia era stata effettuata sempre dal Prof. Angelo Levis, affiancato dal Dott. Giuseppe Grasso di Brescia.

Dal punto di vista giuridico il problema è quello di stabilire un nesso tra la nascita del tumore e l’uso del cellulare.

E’ noto infatti che il tumore può derivare da varie cause, che agiscono spesso in sinergia: scorretta alimentazione, problemi psicologici, agenti esterni come inquinamento, radiazioni, ecc.

Nel momento in cui una persona contrae il tumore, al fine di poter individuare un responsabile che risarcisca il danno, è necessario individuare con precisione la causa. Deve cioè esistere quello che in termini giuridici si chiama “nesso causale” o nesso di causalità; problema non semplice, che ha affaticato la dottrina e la giurisprudenza più accreditati da sempre.

La teoria prevalente, da circa 20 anni, è quella della causalità scientifica, in base alla quale il rapporto di causa ed effetto deve essere accertato in base alla più recenti scoperte medico-scientifiche.

Il problema, quindi, più che giuridico, in questa materia è demandato alla scienza medica.

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